In questi giorni, la Campagna Stop RWM (https://stoprwm.wordpress.com/) ha lanciato una raccolta fondi per sostenere le ingenti spese necessarie a portare avanti la battaglia contro la fabbrica delle bombe di RWM Italia a Domusnovas/Iglesias, che in questa fase si svolge anche attraverso una serie di onerosi ricorsi presso i tribunali amministrativi, finalizzati a bloccare l’ulteriore espansione della fabbrica.
Come A.S.C.E., non possiamo che essere solidali con questa battaglia, e rilanciare l’appello a sostenere finanziariamente la lotta contro la RWM, mediante una donazione attraverso il sito internet https://buonacausa.org/cause/campagnastoprwm, o un versamento al conto intestato a: Italia Nostra Sardegna Sez. Sant’Antioco, IBAN IT86 F076 0104 8000 0003 3854 282, con causale: “Erogazione liberale finalizzata spese legali per l’opposizione all’ampliamento fabbrica RWM”.
RWM Italia, controllata del colosso degli armamenti tedeschi Rheinmetall, è nota per la vendita di bombe da aereo alle autocrazie di Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, impegnate in una feroce guerra di aggressione contro il popolo yemenita. Nel 2018, di fronte a una testimonianza circostanziata sull’uso delle bombe della RWM nel corso di uno dei tanti bombardamenti indiscriminati contro i civili, il parlamento italiano ha bloccato le autorizzazioni a queste esportazioni. Proprio in questi giorni, peraltro, il parlamento deve decidere se prorogare o meno il blocco. Il momento politico è cruciale.
La lotta contro RWM sul territorio è molto difficile: autorità, istituzioni, sindacati, partiti, giornali, con poche eccezioni, marciano compatti dietro al vessillo della RWM, in nome del “lavoro”. L’azienda, muove come meglio crede la leva del suo potere economico, per spingere i propri interessi in un’area fortemente impoverita. Così, mentre sulla stampa sarda si continua a parlare di “crisi”, RWM muove a tappe forzate verso il raddoppiamento degli impianti, in vista di un triplicamento della produzione. L’industria della guerra non conosce crisi.
Una lotta iniziata per chiedere la chiusura e riconversione degli impianti, è oggi diventata una difficile lotta difensiva per impedire che l’RWM si estenda come una piovra sul territorio dell’iglesiente, consolidando un sistema fatto di servilismo politico, dipendenza economica e bancarotta morale. Un contesto dove la realtà è grottescamente rovesciata: lo stipendio degli operai che producono bombe viene messo davanti alla vita di chi rimane sotto quelle bombe, il boicottaggio dei crimini di guerra diventa una crisi aziendale, il mercante d’armi diventa una vittima innocente, l’opposizione all’industria dell’assassinio diventa immorale.
Dinnanzi all’arroganza senza limiti dell’industria bellica, al servilismo ipocrita di tanta parte della nostra società, al rovesciamento della realtà con cui si imbelletta questo stato di cose vergognoso, dobbiamo purtroppo ammettere che gli attivisti sono stati lasciati troppo soli. Da noi tutti: movimenti, associazioni, cittadini, che dovremmo essere al loro fianco in questa battaglia sacrosanta, e invece siamo rimasti in disparte, come assuefatti al mondo rovesciato della guerra permanente, resi indifferenti dal senso di invulnerabilità che ci dà il privilegio della cittadinanza europea, paralizzati dalla paura dinnanzi ad un apparato di potere radicato nella violenza pura e semplice quale è quello delle armi.
Il sostegno finanziario in questo momento è necessario per il proseguimento della lotta sul piano legale amministrativo, ma non basterà da solo. Sarà necessario anche, da parte di noi tutti, impegnarci a fondo per fornire il forte sostegno necessario a proseguire la lotta sul piano politico, che rimane fondamentale, perché l’industria della guerra avvelena alla radice gli istituti della democrazia e dell’eguaglianza. L’assuefazione, l’indifferenza, la paralisi, sono lussi che potremmo rimpiangere amaramente, nel giro di pochi anni.
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