Ai Signori:
Prefetto di Cagliari
Presidente del Consiglio dei Ministri
(Matteo Renzi)
Ministro degli Esteri
(Paolo Gentiloni)
Gentili Signori,
La mattina del 20 luglio intorno a a Suruc, città turca sud-orientale a soli 10 km da Kobane,
300 membri della Federazione della gioventù socialista (SGDF) erano decisi a recarsi a Kobane
per portare il loro aiuto per la ricostruzione della città curdo-siriana martoriata dalle azioni di
terrorismo e guerra che vi ha scatenato l’Isis nei mesi scorsi.
I giovani della Federazione avevano inoltrato una richiesta ufficiale alla prefettura di Suruc. La
richiesta non aveva avuto esito positivo da parte delle autorità turche.
A seguito di tale diniego i giovani si erano radunati al centro culturale “Amara”, punto di riferimento in questi mesi per la comunità internazionale che ha portato il sostegno alla regione curdo-sirianadel Rojava, per tenere una conferenza stampa.
In questo centro, durante la conferenza stampa si è verificata la strage. Una giovane kamikaze
dell’ISIS, ha provocato un’esplosione mediante la quale almeno 30 persone hanno perso la vita.
Altre 100 sono rimaste ferite, alcune in modo grave e sono in pericolo di vita.
Contemporaneamente nella città di Kobane si è verificava un secondo attacco, vicino alla frontiera del valico di Mursitpinar, che provocava alcune vittime tra le file delle YPG..
Questa la cronaca. Cronaca di una strage:
Una strage che ha una sua dinamica e, perciò, vogliamo elencare alcune motivazioni:
1. Dal 19 luglio del 2012 i curdi della regione del Rojava nel mezzo della guerra civile siriana
si sono organizzati attraverso delle amministrazioni democratiche e autonome.
Organizzazioni ed organismi protesi al riscatto sociale e civile di quel popolo così come di
tutti i popoli e le etnie che vivono in quel territorio.
2. Lo scorso 19 luglio, tutto il Kurdistan ha celebrato questo evento.
3. Proprio questa ricorrenza pensiamo sia alla base degli attacchi dell’ISIS, che ha scelto di
colpire diverse località come nei recenti attacchi a Kobane avvenuti tra il 25 e 26 giugno
scorso, che hanno provocato la morte di più di 200 civili brutalmente uccisi, molti mentre
dormivano nelle proprie case.
Siamo del parere che dietro quegli attacchi, così come per l’attentato di Suruc, vi sia stato
l’appoggio, quantomeno logistico, proveniente dallo stato Turco nonché di servizi e apparati di statiche l’Italia reputa amici.
Chiediamo che, alla luce di questi avvenimenti e in assenza di una presa di distanza
precisa del governo turco da quanto avviene in Kurdistan ad opera dei terroristi
dell’ISIS il Governo Italiano chieda spiegazioni al governo turco, e lo faccia in tutte
le sedi a cominciare da quella della NATO dove pure la Turchia è presente.
Condanniamo con fermezza la brutalità di questi attacchi terroristici e chiediamo alla
Comunità internazionale, all’Unione europea e al Consiglio d’Europa e all’opinione
pubblica internazionale di fermare la Turchia e i paesi che direttamente o
indirettamente appoggiano o favoriscano l’ISIS.
Occorre fermare immediatamente questa strage infinita e ci appelliamo a tutte le
coscienze democratiche che si oppongano alla barbarie dell’ISIS e dei loro
fiancheggiatori.
Chiediamo al Governo italiano di attivarsi per il proseguimento del processo di pace
fra lo Stato Turco e i legittimi rappresentanti del Popolo Kurdo.
Chiediamo di attivarsi perché quell’esperimento di autentica emancipazione sociale
e culturale che proviene dal Rojava non venga interrotta e interrotta a suon di
bombe.
Chiediamo che il Governo Italiano si impegni per chiedere la liberazione di tutti i
prigionieri politici in Turchia, e che chieda la liberazione del Leader riconosciuto del
popolo kurdo Abdullah Ocalan.
Chiediamo infine che la Turchia lasci immediatamente il libero transito a volontari e
altri aiuti in un corridoio umanitario verso la città di Kobane.
Questi sono i motivi per cui abbiamo indetto questo presidio oggi. .
Ribadiamo la nostra presenza a Suruc per il 15 settembre prossimo per
una grande mobilitazione internazionale, insieme ai movimenti, le
associazioni, i partiti che in questi mesi hanno supportato in ogni modo
la Città di Kobane e il Rojava tutto, per chiedere l’apertura immediata di
un corridoio umanitario tra la Turchia e i territori del Rojava.
Rete Kurdistan, A.S.C.E.
Cagliari, 22.7.2015
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