Lettera pubblica al Sig. Sindaco di Monserrato dopo l’assunzione di due bidelle di etnia Rom , in una scuola elementare della piccola città.
Salvatore Drago
Collettivo per una autentica democrazia partecipata.
Oggetto: COMPLIMENTI!
Gentile Signor Sindaco,
Mi è capitato di scrivere, a nome mio personale e del collettivo di cui faccio parte,a lei, e suo tramite, alla Amministrazione del Comune di Monserrato, per lamentare carenze, omissioni, inerzie di codesta amministrazione.
Ho il dubbio, un dubbio proveniente dall’esperienza e dal fatto di non vedere cambiamenti di rotta significativi all’orizzonte, che mi toccherà farlo, mio malgrado, qualche altra volta in futuro, e, quindi, stavolta mi è particolarmente gradito, (il gradimento del pregustare prodotti rari e forse rarissimi), poterle scrivere per complimentarmi per la presa di posizione che ha assunto riguardo l’assunzione di due persone di etnia rom in qualità di bidelle presso una scuola di Monserrato.
I complimenti non derivano dal fatto che siano state assunte due persone “non autoctone”, perché temo che lei si sentirebbe in dovere di giustificarsi per averle assunte e magari addurrebbe le “giustificazioni” che ben conosciamo, e che la stampa ha correttamente riportato, e così facendo non potrei fare altro che ridurre il mio grado di compiacimento riguardo le sue affermazioni, che è incondizionato e tale voglio che rimanga. A quelle mamme che sono venute da lei a protestare e fin’anche a minacciare di ritirare i loro pargoletti dalla scuola a causa di queste assunzioni: Lei ha detto “questo si chiama razzismo”. Una frase lapidaria che mi trova perfettamente in sintonia e che mi sento di sottoscrivere.
Nutrire disprezzo, o anche avere paura per persone che provengono da altri posti, che appartengono ad una etnia che non è la nostra “è razzismo” e chi nutre questi sentimenti è semplicemente razzista.
Ma, signor sindaco, spero che lei converrà con me sul fatto che il razzismo è una (mala)pianta che trae il proprio humus, la propria linfa vitale e la sua ragion d’essere da due elementi che si chiamano ignoranza e disagio sociale.
Sono convinto che sul primo versante la sua amministrazione si è spesa decentemente (diciamo che ha fatto il minimo sindacale di quello che un’amministrazione dovrebbe fare) molto meno ha fatto e fa, invece, sul secondo punto: quello del disagio sociale, disagio dovuto alla carenza di lavoro, a mancanza di una seria politica abitativa ecc.. E a dirlo non sono io ma i numeri i nudi e freddi numeri , che annoverano i disoccupati, gli inoccupati, gli esercizi commerciali dismessi, i numeri di chi è in cerca di un’abitazione e non riesce a pagare l’affitto, di coloro che non riescono a far fronte alle ingiunzioni di quella strana società che risponde al nome di Abbanoa ecc…ecc… elementi questi che inducono o possono indurre fasce di popolazione sempre crescente a percepire lo straniero, il diverso, come un concorrente, anzi un nemico, gettando le basi per la creazione di un sentimento di razzismo. Ed innestando, di riflesso una insensata guerra fra poveri. Penso, forse sbagliandomi ma così penso, che alla base delle motivazioni di queste mamme ci sia anche un pò di “invidia sociale” per quelle due persone che “sono riuscite a “conquistare” un posto di lavoro! A questo ci siamo ridotti! Alla solidarietà di classe si sta sostituendo una forma di egoismo sociale, di gruppo, anzi di clan, ed individuale che non promette nulla di buono. Anzi!
Sono cosciente anch’io delle difficoltà economiche e normative, dei vincoli e capestri in cui la legislazione del rigore costringe le amministrazioni periferiche ad operare, ma non vorrei che, in ultima analisi foste voi i bersagli contro i quali le fasce più deboli della popolazione possano indirizzare i loro strali.
Quello che mi aspetto da voi è una presa di posizione netta, altrettanto netta di quella che ha lei giustamente presa nei confronti di queste mamme. Prendete, con altrettanta energia, posizione nei confronti del governo, della regione e della Troika: insomma dite loro che voi volete perseguire politiche di sviluppo, di integrazione, politiche che possano assicurare a tutte le persone, indipendentemente dalla etnia e dal luogo da cui provengono un lavoro e una abitazione dignitosa.
che non siete stati eletti per fungere da pompieri, né da assistenti sociali e tantomeno per amministrare la miseria.
Un’ultima annotazione, voglio farla, signor sindaco, Non so lei, ma io penso che siano da compiangere quei bambini le cui mamme non vogliono che i loro pargoletti vengano a contatto con due bidelle rom e, che la sorte ha dato di convivere, invece, con “queste” mamme.
Cordiali slauti.
S. Drago
P.S: Signor Sindaco visto che lei ricopre una funzione pubblica mi sembra giusto che questo scritto sia reso pubblico.
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