Di Salvatore Drago
Li chiamano rifugiati, anche quando non hanno un rifugio. Un letto, un posto dove dormire, dove potersi lavare, dove poter esplicare i loro bisogni.
Costretti a vivere in mezzo ad una strada da una burocrazia assurda e da amministrazioni sorde e cieche, pronte a piangere sui morti e fregarsene dei sopravvissuti.
Siamo soliti chiamarli Migranti, e non sappiamo che arche di scienze e di diritto li vogliono classificare in gruppi: migranti per ragioni economiche e per ragioni di guerre e di persecuzioni.
Li chiamano migranti e, a bella posta, fanno finta di ignorare i motivi della loro migrazione.
Sono lì, buttati in mezzo alla strada, ed hanno bisogno di tutto, e prima di tutto di veder riconosciuti i loro diritti. Il diritto ad esser trattati come persone.
Con loro ci impegniamo a dimostrare, con loro perché anche chi fa finta di non sapere sappia.
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