A.S.C.E.

Associazione Sarda Contro l'Emarginazione

UNA RIFLESSIONE A MARGINE DI QUANTO ACCADUTO A MILANO

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Di Salvatore Drago 261545_1684048840627_7695431_n

Per quei due o tre marziani che non hanno letto giornali e sentito radio e televisioni in questi giorni voglio partire raccontando un fatto, per trarre poi qualche considerazione e terminare con una domanda.
Il fatto: A Milano, in occasione dell’inaugurazione dell’Expo, e in concomitanza con una manifestazione indetta da un numero imprecisato di associazioni e sindacati di base per protestare contro il Jobs Akt, le nuove modalità di contratto (contratto ad hoc, per l’Expo dicono…) sottoscritto da CGIL, CISL e UIL che prevede prestazione d’opera (leggi: vendita di forza lavoro) non retribuita ovvero in forma schiavistica: tu lavori ed io ti pago il buono pasto!, Contro lo sperpero ed il malaffare che ha ruotato intorno a questo evento, la cementificazione selvaggia che ne è conseguita ecc.. ecc.. si sono verificati alcuni “incidenti”: alcune vetrine di negozi sono andate in frantumi, una filiale della banca UNICREDIT (già: una sorta di associazione filantropica che si limita a finanziare industrie d’armi in tutto il mondo e che fa ottimi affari con Israele) è stata devastata, alcune auto (dicono piuttosto lussuose) sono state date alle fiamme. Danni materiali, incresciosi certamente per chi li subisce, ma imparagonabili con quelli arrecati a noi tutti con le tante ruberie avvenute per la realizzazione dell’evento.
E’ stato questo poco o molto? A questa domanda non mi sento di rispondere, ognuno ha il proprio metro di giudizio; mi limito a constatare che quanto successo a Milano è senz’altro di meno, molto di meno, di quanto succede sovente prima, durante e dopo una banalissima partita di pallone.
Quello che stavolta è successo è il gran casino che i media tutti hanno fatto: Parlano, scrivono di “saccheggio”, “devastazione” “insurrezione e scemenze simili. E a far propri questi fini concetti da finissimi giuristi, propalati da guitti del giornalismo nostrano, sono quegli stessi politici che non si sono accorti delle mazzette che circolavano (Circolavano)? Per il grande evento, non della depredazione del territorio e dei danni ambientali che quanto prima la natura farà pagare a noi tutti sotto forma di calamità naturale,sono gli stessi giullari che ieri inneggiavano alle primavere arabe: quelle che hanno deposto il “dittatore” Gaddafi, e che volevano consegnare la Siria a quei campioni di democrazia dell’ISIS e ai suoi padroni qatarioti e sauditi. Gli stessi che inneggiavano agli eroi nazi-fascisti (ma filo NATO) di Kiev.
Quello che, comunque, mi preme sottolineare è un altro aspetto di questa vicenda: le tante prese di distanza dai “violenti”, il dipingerli tutti in blocco come “agenti provocatori” e forse al soldo di non si sa bene quale nemico o, nella più benevola delle ipotesi come agenti della DIGOS infiltrati in un pacifico corteo per creare casino. Niente di nuovo, verrebbe da dire. Un film già visto e che di tanto in tanto viene rimandato in onda da qualche giornale in vena di scoop. Un film, comunque, che ci viene propinato anche stavolta; a scanso di equivoci devo premettere di non essere tanto stupido da non sapere che in ogni manifestazione, tutte perfino per la sfilata di S. Efisio, qualche “infiltrato” c’è, ed è normale fa parte del normale lavoro di polizia, ma voglio invitare chi, oggi si dice sicuro che quegli atti di “violenza” siano opera “loro”, a riporre queste sue certezze per evitare, domani, di riconoscere fra i “violenti” un suo figlio/a, fratello/sorella o caro/a compagna. Anche in questo non ci sarebbe nulla di nuovo: è la storia: Quella storia che tanti di noi si rifiutano di studiare per paura di scorgervi in essa i tanti errori che il “glorioso” partito commise. Piuttosto che fare i conti con la storia, leggerla per imparare si preferisce colpevolizzare, criminalizzare mettendosi così l’anima in pace.
Ancor meno mi riesce di comprendere i reconditi motivi che spingono tanti, tantissimi, a “prese di distanza” magari non richieste: Mi chiedo: Prendere distanze da chi? E per cosa? Se veramente si pensa che questi atti di “violenza” siano stati commessi da “agenti provocatori” che bisogno ci sarebbe di distanziarsi da loro? O forse non si considerano abbastanza “distanti”? Sono stati essi, i distanziandi, una qualche volta contigui con i “provocatori”? Mi chiedo per quale motivo dovrei io distanziarmi da un’azione (qualsiasi essa sia) perpetrata da un Salvini o un aderente a Casa Pound? Trovo le loro azioni, le loro parole, ignobili e meschine e per questo le combatto, e le condanno ma non ho certo bisogno di “distanziarmi” viosto che mai le ho sentite “vicine”.
Rimane, comunque, un problema: le motivazioni che hanno spinto migliaia di persone a manifestare per dire no alle politiche di questo e dei governi precedenti sono state ignorate dalla stampa scritta e dalle televisioni, i quali hanno preferito parlare d’altro: dei “disordini”. E questo è stato sicuramente un danno! Direi un danno in primo luogo per la stampa e le televisioni che così agendo si allontanano sempre più dal “loro” pubblico. Ma.. mi chiedo: siamo poi così sicuri che qualora tutto si fosse svolto nel modo più pacifico, la stampa avrebbe trovato lo spazio da dedicare alle motivazioni della manifestazione? Io non ne sono sicuro e voi?


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