Di Salvatore Drago
Stasera, sentendomi in vena mistica, devo confessare i limiti di comprensione che mi si rivelano sempre più lampanti: Malgrado mi sforzi di comprendere il travaglio interiore di tanti amici e perfino “compagni” non riesco ad afferrare i reconditi motivi che fanno sì che essi rimangano estasiati, in trance, in fase preorgasmica al solo sentire pronunciare un nome, quello mettiamo di papa Francesco. A questi mi sento di suggerire una qualche ipotesi: per es: quella che non sempre “il Verbo si sostanzia in carne” e se proprio ne hanno tempo e voglia provino per esempio a recarsi, accompagnati da una famiglia Rom, sfrattata, o un paio di rifugiati presso una qualche filiale dell’impero appartenente a “zio Francesco” per cercare loro alloggio, alloggio a titolo gratuito, s’accorgeranno, forse, in quale considerazione vengono tenute le “sue” parole da caritatevolissimi e devotissimi custodi di patrimoni immobiliari, (che per inciso anche i non credenti, i laici, hanno dovuto finanziare) e avranno se non la certezza perlomeno il dubbio che “quello” altro non sia se non una gigantesca macchina pubblicitaria, creato da abilissimi pubblicitari, un artifizio per richiamare l’attenzione dei “consumatori” diciamo come Calimero per AVA, o come le pale del mulino bianco per una nota ditta di prodotti alimentari.
Si tratta di limiti miei?
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