A.S.C.E.

Associazione Sarda Contro l'Emarginazione

Le speculazioni sulle povertà ci sono anche da noi. Conferenza Stampa del 10.12.2014

UN SISTEMA CORROTTO E CORRUTTIVO

Di Antonello Pabis

Lo scandalo romano degli “affari sulla miseria” ci ha mostrato come si possa speculare anche sulla po­vertà, montando nello stesso tempo ulteriori discriminazioni, guerre fra poveri e razzismo.
E il caso dei Rom è solo il più eclatante. Ma in Sardegna, come vanno le cose?

Più volte abbiamo detto che sulla pelle dei rom si è lucrato, anche a Cagliari.
In particolare sull’ex Campo Rom della SS 554 si sono spesi fiumi di denaro per pagare corsi di forma­zione di dubbia utilità, manutenzioni mai fatte, progetti di inserimento lavorativo che ai rom non hanno portato alcun beneficio ma sono andati a sedicenti associazioni di solidarietà, cooperative, enti di for­mazione e di promozione sociale.
Abbiamo sempre detto che dietro la microcriminalità dei rom si nascondeva la speculazione e la ben più grave, vera criminalità dei gagé, spesso gli stessi che in altri luoghi sostengono il pregiudizio, ali­mentano il razzismo e promuovono le guerre fra poveri.
Come sapete, di recente la magistratura di Cagliari ha ordinato tre arresti, due a carico di altrettanti fun­zionari regionali, per il traffico di rifiuti speciali attraverso quel Campo. Quel campo era mantenuto così perché faceva comodo ad altri, non ai rom!
Anche l’ultimo programma di inclusione sociale del Comune di Cagliari si presentava fallito fin dalla sua partenza ed oggi lo sta pienamente dimostrando: nessun sostegno al lavoro e alla scuola, mentre tutti gli alloggi presi in affitto erano fatiscenti, abusivi, irregolari e fuori mercato e avevano un costo esorbitante (fino a 2.000 euro mensili, 24.000 per un solo anno).
Abbiamo già accennato ai misteri (per noi) della rendicontazione. La stessa Caritas, che ha reperito gli alloggi e fatto da mediatrice, ha già ricevuto in due anni dal Comune di Cagliari mezzo milione di euro e la condizione dei rom non ci pare migliorata. Sarebbe interessante sapere come sono stati spesi esat­tamente quei soldi. Sarebbe interessante avere l’elenco delle abitazioni prese in affitto e il costo per cia­scuna, e raffrontarlo col reale valore di mercato.

E all’insipienza – mi riferisco al Comune di Cagliari – come di norma avviene, si accompagna anche l’arroganza. Nonostante gli impegni del Sindaco Zedda, abbiamo aspettato invano di essere ricevuti in qualità di associazione vicina ai Rom; soprattutto ci premeva che i rom fossero riconosciuti come parte indispensabile alla progettazione e alla buona riuscita di qualsiasi programma che riguardasse la loro inclusione. Oggi appare in tutta la sua evidenza che quella comunità è stata semplicemente esclusa dalla città di Cagliari, nonostante il truffaldino mantenimento della residenza nel comune, e dispersi nei diversi altri comuni dell’area vasta.

L’ultimo incontro con l’Assessore ai Servizi Sociali (Minerba) è avvenuto nel mese di maggio, dove ci fu detto che non sarebbe stato possibile operare correttivi sul programma varato a suo tempo ma, si sarebbe potuto solamente verificare se la condizione delle singole famiglie richiedeva un intervento. Quell’incontro si era concluso con l’impegno a rivederci, dopo un mesetto, per un confronto sulle risultanze di una verifica che i servizi avrebbero fatto. Ebbene, stiamo ancora aspettando. Nel frat­tempo, i servizi hanno continuato a camminare col vecchio stile: recentemente i capifamiglia sono stati chiamati a sottoscrivere un documento, contenente parti in bianco e senza che gliene sia stata conse­gnata una copia. Dopo abbiamo appreso che si trattava di un contratto di sostegno, redatto e valutato soltanto dagli uffici comunali che i rom non potevano né capire (dato il burocratese), né mettere in di­scussione. Intanto continuano a rimanere disperse nelle campagna attorno alla città una decina di fami­glie rimaste fuori da quel programma, a dimostrare forse che l’interesse del comune riguardava soltanto lo sgombero del Campo e non la sistemazione delle famiglie rom.

E alla domanda “che succederà fra sei mesi?”, quando il programma triennale andrà a termine, nessuno risponde. E facile tuttavia pensare che avremo circa duecento persone lasciate completa- mente allo sbando e a vagare per il territorio alla ricerca degli espedienti necessari alla sopravvivenza.

Ma la speculazione non riguarda solo i rom. I rom sono il paravento più comodo, il capro espiatorio ideale, il gruppo sociale più facile da criminalizzare.
Per questo motivo, spesso sono gli stessi protagonisti delle ruberie che aizzano all’odio antirom, anche attraverso le fabbriche delle bufale. A volte si accontentano di mettere in risalto e in modo dispregiativo, alcune notizie sui rom; più volte trasformano ed ingigantiscono le notizie, tantissime altre volte se le in­ventano di sana pianta, così da aumentare l’antiziganismo e distrarre l’attenzione dai ben più dannosi criminali che infestano la nostra società. Eppure siamo tutti in grado di capire che c’è una bella differen­za fra la microcriminalità di un rom e la enormità dei crimini del potere, della mafia e degli speculatori che operano all’ombra, spesso indisturbati, godendo di omertà e di alte protezioni.

Esattamente come è successo a Roma, recentemente. Gli arrestati sono ben 37, e tra arrestati ed inda­gati anche la connessione fra criminalità e politica, incluso l’ex Sindaco Alemanno.
La torta era ghiotta: si parla di decine di milioni di euro. Solo per i campi Rom, ben 24 milioni, nessun euro realmente finito ai rom o a migliorare la loro condizione.
Il sistema era semplice: costruire campi invivibili, speculare sui servizi fino a farli andare in malora, sgomberarli e costruirne degli altri, per ricominciare sempre da capo.

Basterebbe questo per far capire che il nemico non è il rom o il poveraccio della porta accanto.
Anche il Comune di Alghero, sembra non aver capito la lezione. Il piano approvato dal Consiglio Comunale prevede lo sgombero del cosiddetto campo dell’Arenosu ed il trasferimento delle famiglie rom in case, se si trovano, o in un altro campo da realizzare a Mamuntanas, in un luogo lontano dal centro cittadino e dalle scuole, unitamente a progetti educativi e di reinserimento da affidare, copione già visto… proprio alla Caritas e all’Opera Nomadi. E’ bene perciò che il Sindaco di Alghero sappia che, se si vuol lavorare a soluzioni nel rispetto delle persone che oggi sono segregate nei campi e dei loro diritti, noi ci siamo. Se invece si volesse esclusivamente operare una “pulizia” senza preoccupazione per il destino delle famiglie, composte per circa la metà da minori, noi ci opporremo.

Ed ora, osserviamo l’insipienza degli Uffici regionali della Sardegna.
E’ appena uscito un bando dall’importo di un milione e mezzo di euro, per finanziare tirocini formativi ai quali potrebbero concorrere più di 800 persone per un periodo di sei mesi.
I beneficiari sarebbero disagiati mentali, ex tossicodipendenti, cittadini poveri – poveracci in genere.
Soltanto che, a ben vedere, soltanto il 19% andrà effettivamente nelle loro tasche.
A chi va il resto?
Potete vederlo all’art 7 del bando, nella tabella che illustra le voci di spesa ammissibili.

Si può ben osservare come dei 18.480 € messi a disposizione per ogni tirocinio formativo, i beneficiari godranno soltanto di 3.600 € e tutto il resto andrà altrove: un docente, ben due tutor e addirittura per i presentatori del progetto un bel 17% di costi forfettari che non devono essere documentati, oltre al 6% di spese varie.
E’ possibile che vengano dissipati in questo modo i fondi europei?
Si tratta di “Tirocini di Orientamento e Formazione per Soggetti Svantaggiati”… quanta formazione verrà trasmessa in questi tirocini?
I denari vengono dal Fondo Sociale Europeo 2007-2013 (Asse III – linee g 2.1 e g 5.2), devono cioè essere azioni di inclusione sociale per contrastare la povertà. E bisogna sapere che di quei soldi in Sardegna sono stati spesi già quasi 90 milioni di euro.
Ma quanti sono andati effettivamente al sostegno di soggetti deboli?

Al Presidente della Giunta non possiamo che chiedere il ritiro immediato di quel bando e una verifica delle eventuali responsabilità interne.
Alla Magistratura un accertamento sulle rendicontazioni e sull’ipotesi di distrazione di fondi pubblici per ragioni diverse da quelle per cui sono stati stanziati.
All’opinione pubblica e agli organi di informazione chiediamo di riflettere sul fatto che l’Italia è il paese più corrotto d’Europa e si stima che questo fatto costi qualcosa come 60 miliardi di euro l’anno, il 4% del PIL; di pensare che la guerra tra poveri fa comodo solo ai ricchi, e che lo sfascio italiano non dipende dalla politica ma dalla malapolitica, ovvero dai politicanti. La politica è il nome di un’arte che può essere nobile o ignobile, nobile se viene esercitata per il bene comune ed ignobile quando viene sfruttata per lucro ed interesse personale e di casta.
Ma anche nella politica, anche chi non lucra diventa complice, se non fa nulla per cambiare un sistema corrotto e corruttivo!
Avrete notato il sottotitolo del bando “Sette petali di loto”:
“…… il fiore di loto è un fiore bellissimo ma la sua esistenza non è così facile…. si fa forza e, crescendo, sale verso la superficie dell’acqua. Col tempo lo stelo continua ad allungarsi ed il baccello lentamente emerge dall’acquitrino. È allora che il loto comincia ad aprirsi, petalo dopo petalo, nell’aria pulita e nel sole…”

Ci sarebbe da ridere, se non fosse invece tragico.


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