Il 16 maggio il Ministero dell’Interno ha pubblicato un comunicato stampa dal titolo molto eloquente: “Reati -9,2%, -31,87% la presenza di stranieri. I dati del Viminale”, sottotitolato “Risultati del Decreto Sicurezza, nel primo trimestre dell’anno, regione per regione. E ora pronto il decreto bis”.
Il comunicato si presenta come una evidentemente operazione propagandistica, fondata chiaramente sulla falsificazione della realtà attraverso la manipolazione delle relazioni tra i dati forniti.
1) Si fa passare la diminuzione dei reati rispetto all’anno precedente come un effetto del “Decreto sicurezza” omettendo di mostrare la serie storica dei dati, che ci mette dinnanzi ad un calo costante dei reati negli ultimi anni, e a una sostanziale conferma di dati riferiti all’anno precedente l’approvazione del Decreto (come quelli presentati nel dossier di ferragosto 2018 dal ministro stesso).
Il Decreto Salvini non ha avuto alcun effetto misurabile sul totale dei reati commessi, due mesi presi a caso non valgono a stabilire una correlazione statistica, i reati sono in calo marcato e costante dal 2014 (almeno secondo i report del Viminale, che però fornisce dati statistici discordanti tra loro e con i dati Istat).
2) Si opera uno scorretto e malevolo accostamento tra i reati commessi e la presenza di stranieri. É questo il metodo fuorviante che ha fatto la fortuna dell’attuale ministro dell’Interno, d’altra parte. Cosa c’entra la diminuzione dei reati con quella degli stranieri nei centri di accoglienza? Nulla, la correlazione non esiste e non è nemmeno argomentata, è affermata subdolamente mediante asindeto.
3) Il calo degli stranieri nei centri di accoglienza viene reso con un titolo ad effetto che parla genericamente di “presenza di stranieri”, senza specificazione, di modo da capitalizzare lo scarso tempo di attenzione degli utenti di informazione online e assecondare il proprio pubblico razzista nell’idea che si parli della presenza di stranieri entro il territorio nazionale.
Dove siano finiti gli stranieri cacciati dai centri il ministero non lo dice. L’aumento degli stranieri buttati per strada e privi di qualsiasi tutela e diritto viene passato per una generica diminuzione degli stranieri: l’emarginazione sociale è una pratica politica implicitamente rivendicata nell’annullamento statistico delle persone escluse dal circuito di accoglienza.
4) Attraverso la diffusione di comunicati stampa regione per regione, il ministro offre un contenuto adatto alla stampa locale, quella stampa più capillarmente diffusa sul territorio, più affamata di contenuti pubblicabili con scarso sforzo, e meno avvezza a maneggiare criticamente le fonti istituzionali come parte del confronto politico.
5) I giornali sardi pubblicano il comunicato stampa come se fosse una fonte in sé e per sé attendibile, senza alcuna verifica o contestualizzazione critica, rendendosi megafono della manipolazione mediatica operata dal ministero.
La falsità della propaganda del ministro, facilmente smontabile anche solo dando una lettura un poco attenta ai dati, viene così tranquillamente oggettivata dalla stampa locale, che non solo non verifica le sue fonti, ma nemmeno sembra leggerle.
6) Il linguaggio del ministro naturalizza la pratica della emarginazione sociale, della violenza istituzionale e della guerra ai poveri come elemento della pubblica sicurezza, vantando l’adozione di strumenti legislativi per “isolare balordi e sbandati”, o per “effettuare sgomberi”, e tanto basta a chi ha deciso che il mestiere del giornalista è fare il megafono.
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