
Abbiamo letto come Cronache Nuoresi ha riportato il comunicato di A.S.C.E. dell’8 ottobre. Riteniamo che le interpretazioni date siano poco aderenti ai contenuti del comunicato e, soprattutto, alla realtà dei fatti, rispetto ai quali basterebbe documentarsi.
Nel nostro comunicato non abbiamo mai accusato la comunità di Bolotana di razzismo, non più di quanto abbiamo accusato noi stessi. Abbiamo sottolineato però come gli eventi citati fossero sintomo di un razzismo latente che non può essere negato o mistificato, addirittura ponendosi come vittime incolpevoli e inconsapevoli, secondo una strategia appartenente a un malcostume che deve cessare.
Le reazioni piccate e la negazione non risolvono i problemi di convivenza creati da pregiudizi, stereotipi ed emarginazione, ma tali difficoltà si affrontano attraverso il riconoscimento basilare che quei pregiudizi e quegli stereotipi fanno parte di noi.
Sono quei pregiudizi e stereotipi che ci spingono a emarginare le persone, e sarà poi l’emarginazione a confermare i nostri pregiudizi. Così noi non ci pensiamo mai razzisti: sono loro, quelli che emarginiamo, ad esserci estranei.
Noi non siamo tra coloro che definiscono un’intera comunità sulla base dei comportamenti di alcuni suoi membri, abbiamo anzi rimarcato la presenza di persone e voci solidali, ma è un fatto che l’amministrazione abbia scelto di non essere tra queste, arrivando ad esporsi solo ora, una volta chiamata direttamente in causa. D’altra parte, negare la natura razzista delle intimidazioni subite dalla famiglia di neocittadini rom e serbi, e l’esistenza di un clima teso intorno alla loro presenza, è nascondersi dietro un dito. Come riportato anche da altre fonti citate, e come personalmente verificato, abbiamo evidenziato il fatto che le narrazioni e il clima generale fossero evidentemente centrate proprio sulla appartenenza etnica della famiglia colpita.
Tentare di nascondere l’identità delle vittime per negare la natura razzista dei fatti è pertanto inutile. In questo l’informazione ha un ruolo fondamentale. Infatti, molto spesso, nella cronaca l’essere rom è posto ben in evidenza già dal titolo, quando persone appartenenti alle comunità rom sono accusate di reati, quando invece sono vittime non esistono, e se esistono smettono di essere rom. Ce lo dimostra Cronache Nuoresi, che prima non ha dato notizia delle intimidazioni, nonostante un quotidiano concorrente del territorio stesse seguendo la notizia, e poi decide che, se bisogna parlarne, è meglio negare l’identità rom delle vittime, perdipiù evidenziando le false accuse circolanti senza riportare il dato della loro infondatezza.
Non abbiamo preso la parola per amore di polemica, ma per aprire un dibattito costruttivo, e soprattutto un confronto pubblico. Non potevamo perciò esimerci dal rimarcare l’innegabile silenzio dell’amministrazione in merito ai gravi fatti di intimidazione avvenuti: la sua voce è indispensabile per dare carattere pubblico al confronto. Le voci che privatamente giustificavano questi fatti, d’altronde, non sono state certamente inventate da noi, e anche la vicesindaca, sempre privatamente, ha preso parola contro questo fatto.
Ci auspichiamo che questa sia l’occasione per aprire un dibattito aperto e onesto rispetto all’accoglienza predisposta dal comune, al sentimento della comunità rispetto ai nuovi venuti, alle difficoltà nel riconoscimento reciproco e ai passi che possono essere fatti per superarle, insieme alla famiglia interessata, alle istituzioni e alla intera comunità di Bolotana.
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